venerdì 5 agosto 2016

In attesa del referendum: prova di regime

Cacciata Bianca Berlinguer dalla direzione del TG 3 

 Da tutti ( ovviamente con esclusione dei renziani) stimata ed apprezzata Bianca Berlinguer è stata cacciata dalla direzione del TG 3 senza alcuna motivazione ufficiale, ma ovviamente perché riteneva di dover svolgere, anche nel regime renziano, il suo compito di giornalista di una TV  pubblica con professionalità ed indipendenza.
Si tratta di un provvedimento gravissimo, ma anche significativo; come in ogni regime, la formazione e l'informazione non possono essere libere ed indipendenti; con la legge sulla Buona scuola Renzi spera di poter controllare la formazione, con i provvedimenti sulla RAI e da ultimo con il pieno controllo delle reti della TV pubblica Renzi potrà controllare l'informazione pubblica pagata da tutti i cittadini.
Si deve dare atto al Presidente del Consiglio di aver  rottamato la lottizazione della RAI pubblica con la spartizione dei posti; la RAI ora non è più lottizzata, è soltanto renzizzata.
Ovviamente non è un caso che questa renzizzazione sia stata portata a compimento ora in pieno agosto ed in vista del referendum costituzione; la RAI potrà ora, senza voci discordanti, impegnarsi a sostegno del SI.
Però questa renzizzazione della RAI dovrebbe farci riflettere sui possibili effetti del SI; pur con le garanzie costituzionali che ancora ci sono ( grazie ad un Parlamento di nominati) Renzi ha potuto occupare la RAI; se  dovesse vincere il SI, con un Parlamento di nominati ( in gran parte) ed  subalterno al Governo un qualsiasi capo del Governo avrà campo libero per occupare il Paese.
Non è quindi esagerato affermare che la vittoria del SI mette a rischio la fragile democrazia del Paese, peraltro già colpita in taluni aspetti più rilevanti (Scuola, lavoro ecc.) (C.M.)

domenica 4 ottobre 2015



Ma perché le RSU delle scuole non tutelano le limitate prerogative degli Organi collegiali, mantenute persino dalla L.107/15 ?


All’inizio dell’anno scolastico i D.S., prima di procedere alla formazione delle classi  e dell’orario scolastico ed all’assegnazione dei docenti alle classi, avrebbero dovuto convocare gli OO CC dell’istituzione scolastica per acquisire i criteri generali definiti dal Consiglio di Istituto e le proposte formulate  dal Collegio dei docenti
.L’art. 7 T.U. n. 297/94 stabilisce: “il collegio dei docenti: b) formula proposte al direttore didattico o al preside per la formazione e la composizione delle classi e l’assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati al consiglio di circolo o di istituto”.
L’art. 10 del medesimo T.U. n. 297/94 stabilisce: “Il consiglio di circolo o di istituto indica, altresì i criteri generali relativi alla formazione delle classi, all’assegnazione ad esse dei docenti, all’adattamento dell’orario delle lezioni o delle altre attività scolastiche alle condizioni ambientali.
L’art. 396 del TU n. 297/96 stabilisce: “in particolare al personale direttivo spetta:
d) procedere alla formazione delle classi, all’assegnazione ad esse dei singoli docenti, alla formulazione dell’orario, sulla base dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o di istituto e delle proposte del collegio dei docenti”.
Dalla suesposta normativa risulta evidente, come peraltro ha precisato lo stesso Ministero P.I. nella nota n. 1144 del 29/4/1980 che “i criteri generali” e le “proposte”, pur avendo carattere preparatorio rispetto all’atto finale, “sono obbligatori nel senso che, qualora manchino, l’atto finale è invalido”.
Tale principio peraltro è stato ribadito dal MIUR nel 2011 con la nota del 1 settembre 2011 che, tra l’altro, ha affermato che il rispetto della continuità educativo-didattica dovrà essere considerato obiettivo prioritario
Anche due autorevoli  ex -Dirigenti del MPI   G. Rappazzo e A. Pietrella  (V. – La gestione collegiale della scuola – Milano, 1988 p.416 ) hanno precisato :” Il Ministero P.I.  è intervenuto più volte nella materia, affermando il principio che dal combinato disposto delle norme contenute negli artt. 4 e 6 del DPR n. 416/74 e 3 del DPR n.417/74 ( ora riportate senza modifiche negli artt. 7,10 e 396 del D.Leg. vo n. 397/94) si evidenzia una ripartizione di competenze tra il personale direttivo, il consiglio di circolo-istituto e il collegio dei docenti, in base alla  quale è attribuita al consiglio di istituto il compito di fissare i criteri generali, al collegio dei docenti è attribuita la competenza a predisporre concrete proposte operative e al personale direttivo quella dell’adozione dei provvedimenti formali che concludono le fasi procedimentali sopra delineate”.
“Per tali motivi” precisano i citati autori “è stato, inoltre affermato che i criteri generali del Consiglio di Istituto sono obbligatori e vincolanti”
L’obbligatorietà di tale procedimento è stata poi autorevolmente ribadita dal Consiglio di Stato che con decisione della Sez. VI n. 1584 del 9/11/1994 ha precisato che “ai sensi del DPR 31 maggio 1974 n. 417 art. 3 lett. D) l’assegnazione dei docenti alle classi deve essere effettuata dal capo di istituto con l’osservanza dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o di istituto, previa proposta del collegio dei docenti, salva possibilità che il capo di istituto se ne discosti con adeguata motivazione “  nello stesso senso CdS Sez VI n. 846/90 ed altre successive; tali principi  si possono  considerare  principi ormai consolidati.
La normativa prima citata è chiaramente rivolta a garantire che tali importanti provvedimenti che possono condizionare sia l’attività dei docenti sia anche quella degli studenti, nel rispetto dei principi costituzionali della libertà dell’insegnamento ( Art. 33 Cost ) e della imparzialità dell’attività della P.A. ( Art 97 Cost.), siano affidati, a tutte le componenti dell’istituzione scolastica, ovviamente nel rispetto dei diversi ruoli.
Difatti in  primo luogo l’organo rappresentativo di tutte le componenti della scuola che è il Consiglio di Istituto,  definisce i criteri  generali (art. 10 Dlv.vo 297/04).  Detto organo collegiale è l’organo che ha una competenza di carattere generale sia sotto il profilo organizzativo che finanziario e quindi è l’organo che meglio può definire le linee generali dell’organizzazione dell’attività della scuola.
Nell’ambito dei criteri generali fissati, quindi, dal Consiglio d’istituto, il Collegio dei docenti definisce le proposte con riferimento, in particolare, alle esigenze di carattere didattico (Art. 7 T.U. n.297/94).
L’atto conclusivo di tale procedimento è il provvedimento del Dirigente Scolastico che sulla base dei criteri generali stabiliti dal C.d.I. e delle proposte del collegio dei docenti” procede alla formazione dell’orario e delle classi, nonché all’assegnazioni ad esse dei docenti.
In tal modo sono garantite l’imparzialità  e la trasparenza ed è anche evitata ogni possibile forma di discriminazione e/o di condizionamento.
L’obbligatorietà di tale procedimento è stata  autorevolmente affermata dal Consiglio di Stato che con decisione della Sez. VI n. 1584 del 9/11/1994 ha precisato che “ai sensi del DPR 31 maggio 1974 n. 417 art. 3 lett. D) l’assegnazione dei docenti alle classi deve essere effettuata dal capo di istituto con l’osservanza dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o di istituto, previa proposta del collegio dei docenti, salva possibilità che il capo di istituto se ne discosti con adeguata motivazione “  nello stesso senso CdS Sez VI n. 846/90 ed altre successive; tali principi  si possono  considerare  principi ormai consolidati.
Né si può sostenere che la normativa del T.U. prima citata sia stata in qualche modo abrogata a seguito dell’istituzione della dirigenza scolastica in sostituzione del ruolo direttivo.
L’istituzione della dirigenza scolastica ha, difatti, tenuto conto della specificità della scuola sia nel senso che il dirigente scolastico deve essere reclutato tra il personale docente che abbia maturato un’adeguata esperienza didattica (art. 29 D.Lgvo n. 165/01), sia nel senso che nella scuola anche la nuova figura del dirigente scolastico deve tenere conto del ruolo degli organi di democrazia scolastica che non sono stati in alcun modo ridimensionati; l’art. 25 del D.Lvo 30/03/2001 n. 165 ha difatti  dettato norme specifiche per la dirigenza scolastica, affermando  in modo inequivoco che le competenze attribuite al DS non incidono in alcun modo sulle competenze degli organi collegiali: “Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali” (art. 25,  comma 2 del citato D. Leg.vo n.165/01).
Invero nel 2013 un solerte Avvocato dello Stato del Veneto formulò un parere secondo cui  il famoso decreto Brunetta avrebbe abrogato le competenze degli Organi Collegiali concorrenti con quelle del D.S.; ma, considerato l’ evidente abbaglio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato del Veneto, intervenne subito  lo stesso USR del Veneto che con nota n. 621 del 15/1/2013 precisò che il decreto Brunetta non poteva incidere sulla normativa speciale prevista per la scuola a garanzia della libertà di insegnamento.
La partecipazione obbligatoria  degli Organi Collegiali nei procedimenti sopraindicati è quindi fuori discussione; difatti anche la più recente giurisprudenza del giudice ordinario ha ribadito gli stessi principi e di recente la Corte d’Appello di Cagliari – Sezione di Sassari con una sentenza in termini (sent. n. 40/15) ha precisato che l’art. 25 del T.U. che ha istituito la dirigenza scolastica,non ha abrogato le norme del T.U. n. 297/94 che  vincolano le decisioni dei dirigenti scolastici al rispetto delle competenze degli organi collegiali”; pertanto ha precisato la Corte Appello di Cagliari “ è da escludere che i dirigenti scolastici possano assegnare i docenti alle classi senza tener conto dei vincoli posti dalle delibere degli OO.CC.” Nello stesso senso Trib Agrigento n. 2778/04)
Quindi, pur dopo l’istituzione della qualifica del DS, per la formazione dell’orario scolastico, così come per la formazione delle classi e per l’assegnazione delle classi dei docenti il DS deve tenere conto “dei criteri generali stabiliti dal Consiglio di Istituto e delle proposte del Collegio dei docenti” (art. 396, comma 2 lett c) del D.Lvo n. 297/94).
Né infine della L. n. 107/15, pur avendo rafforzato i poteri del D.S,  ha abrogato le competenze degli OO.CC; difatti il comma 78 che ridefinisce il profilo del DS, ha riprodotto la clausola di salvaguardia delle competenze degli OO.CC, già prevista dal citato art. 25 T.U.165/01: “ nel rispetto delle competenze degli OO.CC.”
All’inizio del corrente anno scolastico però, mentre si paventava il rafforzato potere attribuito  dalla L. n. 107/15 e si era avviato un dibattito sulle iniziative volte  a contrastare il ruolo manageriale del DS, nella maggior parte delle scuole i  DS hanno illegittimamente ed arbitrariamente estromesso gli OO CC. sia nella formazione delle classi, sia nell’assegnazione dei docenti ad esse sia infine nella formazione dell’orario scolastico
Chi scrive è fuori da tempo dalle vicende scolastiche, ma ha sempre pensato che le RSU dovrebbero essere nelle scuole i garanti del ruolo degli OO.CC. ; come mai finora non sono intervenute a tutela delle prerogative degli OO CC, già fortemente limitate ( ma non del tutto abrogate) dalla L. n.107/15? Corrado Mauceri


sabato 11 luglio 2015



Le lotte sociali sono indispensabili ma non sufficienti; è necessaria la risposta politica con la partecipazione e con il voto.





La mobilitazione e l'impegno unitario contro il PD per tutti i democratici che hanno lottato contro l’abolizione dei diritti nei luoghi del lavoro, le leggi truffa per le elezioni del Parlamento ed ora la legge sulla scuola (ma ancora l’ondata eversiva non è finita) è imprescindibile.
Non possiamo ogni giorno lamentarci per le politiche eversive e spregiudicate di questo Governo e del suo Presidente e dopo non andare a votare o addirittura andare a votare PD, perchè non ci sarebbe un'alternativa.
Senza dubbio oggi l’alternativa al PD è fragile e tormentata, ma proprio per questa ragione è necessario  da subito cominciare dal basso a costruirla, in modo unitario ed inclusivo  e nel rispetto di tutte le sensibilità e  culture: la Costituzione è già sufficiente per avere un comune obiettivo.
Giustamente dobbiamo impegnarci a continuare a contrastare queste leggi renziane in tutti i modi possibili (referendum, ricorsi per illegittimità costituzionale, disobbedienza civile, ecc); ma dobbiamo anche ricionoscere che l'alternativa lotte sociali- partiti non funziona; dobbiamo essere nelle realtà sociali, ma anche nelle istituzioni; dobbiamo sin da ora e sin dalle prossime elezioni amministrative creare  un’alternativa politica al PD; in difetto continueremo con le generose lotte, ma anche con le sconfitte. ( C.M )



Referendum, disobbedienza civile, sciopero  ricorsi legali: un impegno unitario per la Scuola della Costituzione

 1 -La mobilitazione alla ripresa autunnale

Finora sono state proposte le seguenti forme di mobilitazione:
Sciopero della scuola
Azione di disobbedienza civile
Ricorsi per l’illegittimità costituzionale

Penso che sia indispensabile un largo coinvolgimento, se possibile unitario, sin dai primi giorni di scuola  organizzando  assemblee per definire forme e tempi della ripresa della mobilitazione  : La scuola difende la Costituzione.
In vista  di tale scadenza si potrebbe pensare anche ad un opuscolo  sul tema : Come difendere la scuola della Costituzione dall’aziendalismo renziano.
La Scuola ha il compito istituzionale di formare la coscienza democratica delle nuove generazioni; ha quindi non solo il diritto, ma anche il dovere di attuare una ferma disobbedienza civile  e quindi rifiutare la collaborazione per l’attuazione di una legge nel metodo e nel merito lesiva dei principi costituzionali.

Si potrebbe anche aggiungere che questa legge non ha mai avuto un consenso effettivamente maggioritario; nelle scuole dove il documento renziano fu votato , fu sempre bocciato, in Senato per evitare una clamorosa bocciatura è stato camuffato con il voto di fiducia , alla Camera sarà approvato da una maggioranza nominata con una legge incostituzionale ed in realtà minoritaria nel Paese.  

Bisognerebbe quindi organizzare una rete di presidi a difesa della Costituzione e di supporto del ruolo antagonista che  le RSU dovranno svolgere nella scuola –azienda.


2 Referendum abrogativo
Il referendum ha un indubbio duplice vantaggio:
a) Consente sia nella fase della raccolta delle firme sia nella fase referendaria di aprire un dibattito su questa ignobile legge
b) Se approvato, la legge sarebbe automaticamente abrogata senza ulteriori filtri e/o passaggi.

Problemi

a) Formulazione dei quesiti  e pool di giuristi
 Il referendum ovviamente dovrebbe essere parzialmente abrogativo; in tal caso però, sulla base del precedente sulla legge di parità ( il Giudice relatore era stato eletto su designazione di Forza Italia)bisogna fare molto attenzione su possibili collegamenti funzionali tra la parte prevista nei quesiti e quella che invece vogliamo mantenere.
I quesiti quindi dovrebbero essere formulati dai giuristi che dopo dovrebbero sostenerli davanti la Corte Costituzionale
b) Comitato referendario
L’iniziativa referendaria richiede  un forte impegno organizzativo e finanziario delle organizzazioni di massa e soprattutto un vasto fronte unitario.
Io sono dell’idea che il referendum sulla scuola si debba accorpare ad altri referendum, in particolare sul job act.
Penso quindi che noi si debba  e si possa promuovere una sollecita riunione aperta a tutti per concordare tempi e modi dell’iniziativa referendaria, evitando primogeniture , ma anche esclusioni aprioristiche; soprattutto mi preoccupa il rischio di una estenuante discussione partiti SI – partiti No.
Il comitato, a mio avviso deve essere inclusivo e quindi tutti dobbiamo essere responsabili e decidere la soluzione più conveniente per vincere il referendum. .
Penso che già domenica l’assemblea dovrebbe lanciare la proposta referendaria con la massima apertura a tutti, cioè forze sociali e politiche e subito avviare la costruzione del comitato referendario
c) I tempi e la raccolta delle firme
Il termine del 30 settembre 2015 , a mio avviso, è assolutamente impraticabile; penso quindi che si debba lavorare per presentare la richiesta entro il 30 settembre 2016
Dobbiamo però essere consapevoli della  doppia difficoltà di raggiungere le firme necessarie (attualmente  500.000 firme di elettori e quindi per tuziorismo almeno 600-700.000) e la partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto  e cioè di circa 24 milioni di elettori ( con la riforma costituzionale all’esame del Parlamento, il quorum potrebbe essere ridotto con riferimento ai votanti per la Camera, ma aumenterebbe in numero delle firme da raccogliere).
Più problematica  e la questione del termine a quo; difatti io sono dell’idea che si debba partire al più presto, utilizzando il mese di settembre per l’organizzazione ed i mesi di ottobre, novembre e dicembre  ( in parte inutilizzabile per le feste natalizie) per la raccolta delle firme; in tal modo si possono utilizzare tutte le forme di mobilitazione sociale preannunciate per settembre.
Più in là si va più difficile sarà utilizzare la mobilitazione larga che si spera ci sarà nella scuola in settembre .

3  Penso anche però che la Scuola ( e non solo la Scuola) debba fare una attenta ed approfondita riflessione, anche autocritica.

a) Come abbiamo utilizzato gli organi di democrazia scolastica che Renzi ora umilia per introdurre un governo autoritario della scuola ?
b) Come abbiamo difeso i principi costituzionali quando Renzi e, prima di lui , i precedenti Governi di ogni colore li hanno stravolti ? Le missioni di pace in spregio all’art. 11, la recente legge sul lavoro, le leggi elettorali che hanno stravolto la democrazia rappresentativa ecc;? La scuola non ha nulla da rimproverarsi? Le stesse considerazioni valgono per il mondo del lavoro, dei costituzionalisti, ecc ognuno si è mosso nel proprio recinto , senza voler comprendere che l’ abrogazione dell’art. 18 dello Statuto, della liberta di insegnamento dell’art.33 Cost , del voto e dell’art.48 Cost. ecc sono tutti aspetti inscindibili della nostra democrazia costituzionale.
Spero proprio che le smargiassate arroganti di Renzi ci abbiano aperto gli occhi e finalmente si possa creare un movimento unitario e trasversale per la difesa della democrazia( che come ci ricordava Calamandrei è anzitutto diritto al lavorio ed all’istruzione per tutti) nel nostro Paese. ( C.M.)


martedì 30 giugno 2015

Il referendum per la scuola, ma anche per il lavoro e la democrazia dobbiamo vincerlo

Dopo l'inaudito blitz renziano per imporre il Ddl sulla suola  da più parti si propone il referendum abrogativo; senza dubbio è la risposta più efficace sia perchè consente di rilanciare il dibattito sulla scuola( ma anche sul lavoro e sulla democrazia costituzionale), ma è anche una risoposta onerosa che richiede un forte impegno unitario ed adeguate risorse finanziarie.

Ritengo quindi assolutamente urgente, ma veramente urgente, promuovere attorno ad un tavolo tutti i soggetti che possono impegnarsi ed insieme definite il percorso più efficace; ovviamente una raccolta di firme  entro il settembre 2015 è molto difficile, anche se consentirebbe una risposta a caldo. In ogni caso nessuno può decidere per gli altri e tutti, dobbiamo avere, a mio avviso, il senso di responsabilità di incontrarci, confrontarci e decidere insieme.

Ho visto che sabato 4 c' è a Roma un'iniziativa di ex PD ed ovviamente la proposta sarà l'iniziativa referendaria; sarebbe opportuno lanciare prima la proposta di un incontro per una decisione unitaria e portare questa proposta all'iniziativa degli ex PD.

Il referendum dobbiamo vincerlo, ma prima di tutto dobbiamo vincere la diffusa difficoltà  per un impegno unitario ( C.M.)